Museo dell'Agro Veientano
Il cortile di Palazzo Chigi, secondo una soluzione tipica per i palazzi storici, con una scelta dei frammenti lapidei di età etrusca e romana, fa parte del percorso museale. Nella Loggia al primo piano si trova il c.d. Maripara, nel Seicento era posto all’ingresso del paese. L’Imperatore, la seconda statua che faceva già parte delle collezioni del Cardinale Flavio Chigi, è stata di nuovo collocata nella nicchia in fondo al cortile dove era ospitata in epoca chigiana, prima di formare una sorta di “gruppo statuario” con il Maripara all’ingresso del paese, fino agli inizi del Novecento.
Anche nel vano scala della torre civica sono esposti reperti di diverse epoche e troviamo postazioni multimediali e installazioni.
La Sala Ward Perkins, sala per mostre temporanee, è dedicata alla storia delle ricerche sul territorio, che può essere fatta iniziare con il Cardinale Flavio Chigi, colui che formò un primo museo all’interno del palazzo di Formello, costituendo l’antecedente storico del Museo dell’Agro Veientano.
La sala è dedicata a John B. Ward-Perkins, archeologo inglese che ha indagato tutto il territorio il Veio e che per primo utilizzò la strategia della survey estensivo, anziché lo scavo in profondità per indagare civiltà antiche.
Al primo piano inizia il percorso museologico vero e proprio, con la Sala 1, detta Sala dove si mangia, delli quadri negli inventari, che ospita diversi contesti della prima storia di Veio, di carattere abitativo e funerario. Troviamo i risultati degli scavi a Isola Farnese, con un complesso abitativo dell’Età del bronzo finale, con capanne e area di lavoro. Viene anche affrontato il tema delle necropoli come specchio della società, con una serie di corredi scelti della Prima Età del Ferro (IX e VIll secolo a.C.) rinvenuti nelle necropoli di Veio-Grotta Gramiccia e di Veio-Quattro Fontanili. Da una fase di egualitarismo sociale si passa ad una distinzione nel corpo sociale all’interno del quale alcune tombe sono caratterizzate da un corredo più ricco sia in termini quantitativi che di oggetti simbolici e significanti del rango raggiunto dal defunto o dalla defunta. I corredi scelti forniscono un panorama completo della cultura e dei rituali funerari della comunità veiente dal pieno IX a.C. alla seconda metà del VIII a.C.secolo:
- tomba 768 di Veio-Grotta Gramiccia (pieno IX secolo)
- le tombe 542 e 127 del sepolcreto di Veio-Grotta Gramiccia (fine IX secolo), insieme ad una tomba acquistata nel 1919.
Alla prima metà dell’VIIl sec. data la tomba 527 di Veio-Grotta Gramiccia. Seguono la tomba a fossa CC 17A di Veio-Quattro Fontanili (secondo quarto dell’VIlI secolo a.C.), la JJ 17-18 degli anni centrali dell’VIII secolo a.C. e la tomba HH 10-11, pertinente ad un momento avanzato della seconda metà dellVIII secolo a.C., sempre della stessa necropoli.
Si documenta la trasformazione dei villaggi di capanne in abitati con strutture murarie. Da Veio-Piazza d’Armi sono esposti una capanna, dei decenni precedenti la metà del VII secolo a.C., e una casa-torre con tetto di tegole e coppi, nonché una decorazione di terrecotte architettoniche, databile entro la prima metà del VI secolo a.C., con ricostruzioni delle strutture abitative e una scelta dei materiali ritrovati. Un terzo “tetto” è quello decorato col “gruppo” di una figura umana, da interpretare come antenato, e un cane etrusco, simile ad un segugio italiano, databile entro il secondo quarto del VI sec. a.C.
Uno scavo “storico” per l’illustrazione dello sviluppo dell’architettura domestica etrusca è stato quello presso la Porta Nord-Ovest, con una sequenza di abitazioni, che vanno dalla capanna tonda dell’Età del Ferro (IX-fino all’inizio del VII secolo a.C.), alla capanna lignea rettangolare (della prima metà VII secolo a.C.), all’edificio sempre rettangolare, ma con le fondamenta in pietra e l’alzato in materiale deperibile.
La Sala 2, Stanza dei Tritoni, è dedicata ai materiali dell’età orientalizzante di Veio. Viene raccontata l’età dei Prìncipi e l’occupazione del territorio da parte delle famiglie aristocratiche veienti. È in mostra la Tomba Campana, nota per le sue pitture, databili intorno al 600 a.C., da tempo ormai scomparse, ma rappresentativo dello “stile fiorito” di quell’epoca. Il corredo comprendeva ceramiche, urne in terracotta (composto da pezzi autentici ma non appartenenti a questa tomba) e sculture (probabilmente in parte “importate” e in parte appartenenti). Si musealizza l’intero contesto, anche come esempio di un “falso storico” dell’archeologia romantica. Segue una scelta dei materiali sporadici della necropoli di Vaccareccia, alcuni materiali sporadici dell’agro veientano, tra cui un frammento di ceramica depurata di tradizione geometrica e la statua in tufo di Veio-Picazzano, databile intorno al 700 a.C. Delle necropoli “urbane” si espone inoltre la tomba 6 di Monte Michele, accanto ad una postazione multimediale dedicata alla tomba 5, oggetto di una ricostruzione virtuale nell’ambito del progetto, con finanziamento europeo, Etruscanning.
Nella Sala 3, Stanze delle Grottesche, troviamo i contesti funerari rappresentativi del periodo orientalizzante e arcaico nell’Agro veientano e,in particolare, della parte compresa nell’ambito comunale di Formello, come il Tumulo Chigi. Il corredo del tumulo, scoperto nel gennaio del 1882 e comprendente circa 100 pezzi, era esposto al pubblico dagli anni ’10 del Novecento a Villa Giulia soltanto per gli oggetti più noti, quali l’Olpe Chigi e il c.d. Alfabetario di Formello. Insieme al Tumulo verranno esposti materiali scoperti nelle vicinanze (Coda di Monte Aguzzo; versante Nord delle pendici). Inoltre, viene musealizzata la c.d. Collezione Chigi, composta da materiale non appartenente al corredo del Tumulo, per la quale si può ricostruire una serie di possibili provenienze in base ai documenti d’archivio (vengono esposti i pezzi più interessanti, insieme ad una scelta di altri vasi sporadici in bucchero dell’agro veientano).
Dal sito di Poggio Verde (Via Trionfale) sono state selezionate tre tombe rappresentative della necropoli pertinente, probabilmente, ad un piccolo centro satellite del territorio veiente posto lungo la via di collegamento con Roma. Esse coprono un arco cronologico che va dal secondo quarto del VII secolo a.C. (tomba 4) all’ultimo terzo dello stesso secolo (tomba 13) al V secolo a.C., con l’urnetta in tufo della tomba 26. Anche la tomba 15 di Veio-Valle La Fata, con il suo cinerario in bucchero, illustra bene l’avvenuto cambio nei costumi del VI secolo a.C., un restringimento nel lusso funerario a beneficio del devolversi delle ricchezze in altri progetti.
Della necropoli di Malagrotta-Pantano del Grano si espongono tre sepolture del gruppo di quattro trovate (tombe 1, 3 e 4), di cui una a camera e due a fossa. Infine, da Formello provengono alcuni materiali di carattere funerario da loc. Cisternozze e da loc. Valle Scurella.
La Sala 4, detta Stanza dei Trofei, focalizza sul periodo di passaggio dalla città etrusca a quella romana, con testimonianze in particolare da alcune aree sacre. Del periodo tardo-arcaico (fine del VI e la prima metà del V secolo a.C.), si espongono i contesti di loc. Campetti (nell’area urbana) e di Casale Pian Roseto (nell’attuale comprensorio della S.S. Lazio). Il terzo importante complesso è rappresentato dal gruppo di altari votivi del santuario in località Macchia Grande (pieno III secolo a.C.), con dediche in latino arcaico a diverse divinità del pantheon romano. Si tratta di sei are sulle quali in latino ed a lettere capitali sono incisi i nomi delle divinità cui erano dedicate. Un altare serviva per le offerte a “tutte le divinità” (dii deae(quae), mentre gli altri sono dedicati a Apollo, Minerva, Victoria e Tuooiter Libertas e Pitumnus. Quest’ultimo veniva invocato dalle donne nella notte successiva al parto per proteggerle dalle insidie di Fauno, una specie di demone infero.
Un altro gruppo di offerte votive fa parte della cosiddetta “Stipe Lanciani”, da attribuire al santuario di Veio-Campetti dedicato a luno Regina, la divinità più importante della Veio etrusca, la dea cui era consacrata la città. Chiude la rassegna una bellissima testa proveniente dal sacello di Porta Care, da attribuire alla stessa bottega come quella del tempio di Veio-Portonaccio.
Nella Stanza Della Rovere troveremo la musealizzazione della Meridiana della Chiesa di S. Lorenzo Martire. Dall’affaccio sulla chiesa dove anticamente si poteva assistere alla messa – si passa all’esposizione di
alcuni frammenti della Meridiana della fine del Settecento.
Al piano terra, nella Sala 5, Sala del trittico, continua l’esposizione dedicata all’età romana, nel periodo tardo-repubblicano e imperiale. In primo piano troviamo il bellissimo rilievo di Mitra tauroctono (recuperato dalla Guardia di Finanza nel 2009) proveniente dalla città romana di Veio.
Obiettivo è poi di fornire un’immagine della vita nell’età romana repubblicana ed imperiale mediante l’esposizione di ville e centri produttivi. La Villa di loc. Ponte di Formello offre statue sicuramente da riferire all’entourage imperiale della famiglia augustea. Due ritratti, in marmo bianco e basanite, sfoggiano acconciature simili a quelle delle dame della cerchia imperiale. Vengono esposti ceramiche da fuoco e da mensa, contenitori per le derrate e alcuni strumenti in bronzo, oltre a parti di decorazioni pavimentali e arredo marmoreo di ville. I contesti esposti includono Roma loc. Spezzamazze, con ceramiche di età repubblicana databili dal secondo quarto del II e gli inizi del I secolo a.C. recuperate in occasione della realizzazione dello svincolo per Castel de’ Ceveri lungo la S.S. Cassia Veientana, e la Villa di Ponte di San Silvestro, nell’area della valle del Sorbo, con continuità di vita dall’età antica a quella medievale, nelle vicinanze di un guado nel Cremera.
Infine, una bella lastra Campana può essere collegata a una estesa villa romana a Formello, loc. Prataccio, della prima età imperiale individuata durante le ricognizioni britanniche.
Il materiale sporadico dall’agro veientano include una piccola rassegna di bolli in terra sigillata italic e bolli doliari.
Ultima sala d’esposizione è la Sala 6, dedicata a “Formello, dalla sua nascita al XVII secolo”. L’obiettivo è di illustrare le vicende del territorio dall’età post-antica all’età moderna.
Come testimonianza della prima comunità di cristiani nel territorio, sono esposti i materiali provenienti dalla Catacomba di Monte Stallone, grazie a una convenzione con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Grande spazio viene dedicato all’età Orsini e Chigi, dal XV al XVII secolo. L’esposizione è per la massima parte frutto del lavoro portato avanti al fine dell’allestimento di alcune mostre. Nel 1999 è stata aperta al pubblico un’esposizione dal titolo Formello: una comunità della Tuscia romana tra Medioevo e Rinascimento, che ha permesso di focalizzare l’attenzione su una serie di contesti di età medioevale e rinascimentale scavati nel centro storico di Formello. Ricca è la messe di materiali degli scavi eseguiti nel
centro storico di Formello, dal 1994 ad oggi (Viale Regina Elena, Chiesa di S. Michele Arcangelo, Viale Regina Margherita, Piazza Ferrucci o Piazza Padella, c.d. Campo sportivo Rosetti, Piazza Donato Palmieri, Piazza San Lorenzo e cortile di Palazzo Chigi).
Dieci anni dopo è stata la volta del feudo chigiano, oggetto della mostra Chigi a Formello. Viene anche proposta una ricostruzione multimediale del Museo delle Curiosità del Cardinale Flavio Chigi, che permette di ricostruire virtualmente la sua collezione. Fra i materiali esposti si segnalano anche lo Statuto comunale (1544) e la Collezione numismatica, con una scelta di monete di età romana (fine IV-inizio III sec. a.C. al IV sec. d.C. e monete di età medievale e rinascimentale (XIV e XV secolo).